E nell'inconsistenza si affaccia a tratti prepotente un'esigenza irrazionale di fisicità: "ho anche lanciato una scarpa per il corridoio contro la porta, che poi è rimasta lì, confusa e triste, come un pupazzo di cuoio."
Copia-e-incolla, di Danny Wallace |
"Quello che molti non riescono a comprendere - spiega Cockroft, rialzandosi per spegnere il televisore - è che la maggior parte della gente è altra gente" In che senso? Così domanda il protagonista. Ed ecco la risposta: "Le loro idee sono opinioni altrui, le loro vite un'imitazione, le loro passioni una citazione."
Già, perché nello smarrimento in cui siamo immersi, l'unica àncora è il consenso, il reciproco riconoscersi in un qualche ambito e, di conseguenza, l'inevitabile atteggiamento del copia-e-incolla, dalla tastiera del computer alla vita nella sua interezza.
"Lo si vede sempre più spesso ormai, che è più facile vivere attraverso qualcun altro piuttosto che diventare veramente se stessi": chi può negare questa triste ed eterna immagine del mondo umano?
Eppure l'esito non è negativo, perché si prende confidenza con tutto, anche con il prendere congedo da se stessi in quanto unici, comprendendo che: "esplorare è solo un altro modo per dire che non c'è niente di male nel perdersi."
La copia è un'esplorazione: afferriamo ciò che non siamo per identificarci nell'estraneo, rendendolo così amico.