martedì 6 gennaio 2015

"Pioggia", di W. Somerset Maugham

Ciò che alberga nell'uomo è semplice e multiforme, tanto che facilmente si può rimanere colpiti, in una vicenda umana, da un esito così come dal suo opposto.
I due racconti che compongono Pioggia, di W. Somerset Maugham, sembrano narrati per ricordarci proprio quella caratteristica dell'uomo.

Il primo racconto, Pioggia, prende significato nelle ultime righe: i percorsi tortuosi attraverso cui esplode il desiderio di avere una donna sono una cristallina beffa all'indirizzo di ogni rigida moralità. La potenza, presunta, del probo fermo nella convinzione del valore della purezza e della punizione quale strumento di redenzione; ecco, di questa potenza il racconto si fa beffe, ma senza sorriderne, anzi, con sgomento. Nel leggere le poche parole che svelano il senso del racconto e rendono conto di come uno dei personaggi principali comprende infine ciò che ha vissuto, pare di vederlo mentre impallidisce ed il viso gli si imperla di sudore. Sudore freddo, perché la beffa del probo è pur sempre macchiata di sangue.

Il secondo racconto, Il reprobo, fa da controcanto al primo, poiché questa volta è la ferma moralità a farsi beffe del libertinaggio. Al centro degli eventi ancora una donna e lo sfondo degli eventi è ancora la tensione alla purezza, alla decenza dei costumi. E ancora è la morte a far da leva al cambiamento che disegna la beffa del libertino, che soccombe aderendovi alla purezza e convertendo senza mezze misure la propria condotta. Con analoga ineluttabilità e sgomento, si constata che la granitica volontà di puro edonismo si disfa nella purezza della donna conquistatrice e conquistata.

Entrambi i racconti testimoniano quindi, con una certa dose di disappunto e malinconica ironia, che non tanto le convinzioni sono caduche, quanto il ritenerle assolute: quando moralità assolute, nel convenzionale bene o nel convenzionale male, si incontrano, l'esito è imprevedibile. E amorale.