giovedì 24 dicembre 2015

Per sapere la verità, di Maria Masella

Con "Per sapere la verità" Maria Masella ci immerge in una narrazione per punti di vista che fa magistralmente da controcanto al titolo che esibisce due delle parole più pregnanti per ogni civiltà ed in particolare per l'Occidente: sapere e verità.

Il pretesto è fornito dall'incontro tra il mondo della matematica di professione con l'omicidio: un incontro che deflagra nella vicenda di una moglie a cui inaspettatamente uccidono il marito, matematico.

Per sapere la verità, di Maria Masella
Per sapere la verità,
di Maria Masella
La moglie, di cui conosciamo stati d'animo e pensieri con immediatezza e trasparenza, è il punto di vista principale nella ricerca della verità: una sorta di costante flusso emotivo che viene contenuto e formato dall'altro punto di vista, il commissario.

La tridimensionalità della moglie spicca accanto alla piattezza del commissario, un po' stereotipato, per quanto efficace nel suo compito: "Sono un poliziotto che spesso dimentica di esserlo e invece di cercare i colpevoli cerco la verità."

Entrambi i punti di vista sono, ciascuno con le proprie nettissime caratteristiche, le macchine del sapere: il lavorio faticoso e incessante che segue la frattura che un omicidio spietatamente causa nelle vite dei protagonisti.

La matematica resta in sottofondo, discreta e coinvolta non tanto con il suo proprio volto, ma come simbolo allo stesso tempo nobile e meschino delle ansie degli uomini, tesi verso la verità nelle intenzioni, verso se stessi nei fatti.

Come accade infatti in ogni noir, in scena vediamo rappresentato un cortocircuito, che accade quando un pensiero, una volontà, un desiderio diventano assoluti, oltre il valore della vita: allora l'assassino prende il largo e dimentica che "Sono le sciocchezze a darci il senso della nostra debolezza."

E uccide.