mercoledì 27 maggio 2015

Identità più definita

Sulla via del ritorno, dopo un'eccellente pausa pranzo in compagnia, gustando una delle migliori pizze di sempre (il Picchio non delude mai!), tra una chiacchiera e l'altra spunta il fatto che mi diverto a scrivere su questo blog.

"Ma non c'è nemmeno il tuo nome!" e "Non c'è neanche la foto!" e... 

Insomma nell'allegra brigata volano critiche roventi a quanto spartano e poco curato siano l'aspetto e l'identità di questo mio povero e timido blog.

Che dire...

Questa sera, tornato a casa e con la batteria del computer al 16% (e non ho intenzione di ricaricarla per oggi!) ho guardato le mie paginette con occhio distaccato e devo ammetterlo: l'allegra brigata ha ragione!

Eccomi quindi a scrivere questo nuovo post ad inaugurare la rivisitazione grafica e di identità de linvenzionedellascrittura che, proprio perché il suo cambiamento ha origine non da me, non è più solo mio: sta crescendo!

E tantissimi grazie a chi leggendo si riconoscerà in queste parole!

domenica 24 maggio 2015

"Un pezzo di uomo", di Kari Hotakainen

Quando si dice un pezzo d'uomo, solitamente si vuole evocare la salute, il vigore, la virilità di un uomo nel pieno dei suoi anni migliori: lo si pronuncia con slancio, come ad imitare l'energia che da quell'espressione è descritta.

Bene: non è questo il significato del titolo dell'ottimo libro su cui in questo post voglio lasciare un personalissimo commento.
Nello spirito di "Un pezzo d'uomo", lascerò al mio lettore immaginare in quale altro senso il titolo possa essere considerato. L'approccio narrativo è infatti allusivo: il significato dei fatti si svela gradatamente, con l'intrecciarsi degli stessi ed il racconto di ciò che ne pensano i protagonisti.

L'occasione da cui prende le mosse il romanzo pare casuale, una cornice entro cui tratteggiare molti dei più potenti sentimenti umani che gravitano attorno al nucleo umano più radicato: la famiglia.

La storia in cui veniamo proiettati accoppia fallimenti e menzogna, ricchezza e noia, morte e noncuranza, silenzio e vendetta: l'accoppiamento si sviluppa navigando le contraddizioni che muovono gli eventi e rispetto alle quali ci rendiamo conto ogni sera che un altro giorno è trascorso.

Eppure le contraddizioni non sono assolute, bensì temporanee, perché nonostante tutto arriva il momento in cui i conti sono pareggiati e la contraddizione, pur permanendo con tutto il suo dolente peso, si appiana e si consegna al passato.

Dicevamo che l'occasione da cui si inizia il romanzo pare casuale: uno scrittore in crisi creativa, e non solo, compra i ricordi di una signora, a partire dai quali intesse una storia, in parte riportando in parte inventando. A ben vedere il legame invece è ben presente, strutturale, perché il racconto si snoda nel confronto tra la signora che ha venduto i propri ricordi e lo scrittore, confronto e conflitto tra verità e invenzione: ulteriore contraddizione che muove il romanzo in quanto irrisolta e irresolubile.

In conclusione: un libro da gustare nella sua architettura e, non di meno, nel dedalo di aforismi da cui è disseminato. Uno per tutti: "Ed è qui il problema del male, che è ingannevole quanto la bontà infinita".

domenica 10 maggio 2015

"L'amica americana" di Margherita Oggero

"L'amica americana" è il solo romanzo in cui abbia percepito che sfondo e soggetto sono felicemente invertiti di ruolo: anziché usare gli eventi per tratteggiare lo sfondo ai personaggi, Margherita Oggero è riuscita a rendere gli animi dei personaggi l'arena dei fatti raccontati.

Lo studio della psicologia della protagonista, Camilla, così come di ogni altro personaggio, si fa parola e sintassi: pare di essere nei loro pensieri e non osservatori dall'esterno, per quanto privilegiati dagli espedienti narrativi.
Di ciascun moto psicologico seguiamo il personalissimo ragionamento, più o meno condivisibile proprio perché intimo e spontaneo in ognuno, che si fa strada e naufraga nelle tempeste di emozioni.
Solitudine, rimpianto, rimorso, violenza, risentimento, disgusto, tentennamenti, passione, istinti: moltissimi dei pennarelli che colorano l'umanità sono usati con maestria, dando l'impressione di riassumere buona parte di ciò che siamo, almeno in questa tarda era occidentale in cui siamo immersi.
Ambientato in Torino, pare che la città, con i suoi luoghi più noti e simbolici, sia la protagonista silenziosa che si muove nel paesaggio vivo e umanissimo dei pensieri, delle azioni e dei desideri dei personaggi. 
Vi sono rappresentate molte età: la bambina, la giovane, la quarantene, il quasi quarantenne, la cinquantenne, l'anziana. Di ogni età appaiono le caratteristiche più stereotipate ed autentiche.
C'è anche il cane - e ci sarà modo di saggiare anche i suoi di pensieri - fedele e scodinzolante: è colui che senza parola e senza concetto pur comprende l'essenza.
In sintesi, come dicevo in apertura, "L'amica americana" inverte le prospettive e grazie a questa tecnica riesce a far emergere l'autenticità dell'umanità di cui racconta.

Domanda da nerd sulla via della consapevolezza

D'accordo: è una passione, la passione per gli strumenti attraverso i quali facciamo ogni minuto immersioni fantastiche in oceani di informazioni, ed è anche quel che pare essere la base di ogni esperienza, almeno occidentale, del futuro prossimo e oltre.

Proliferano su youtube.com canali dedicati a recensioni di ogni gadget tecno in commercio ora e ai rumors di ciò che sarà in commercio nei prossimi mesi: personalmente dedico molto tempo a guardarli e, a volte, a riguardarli.

I supermercati, fisici oppure on-line, grondano di visitatori affamati di tutto ciò che di tecnologico il loro budget consenta e, forse, anche un po' oltre.

D'accordo - dicevo - è il nostro tempo, però proprio in quanto nostro tempo, tutto ciò merita una domanda dal di fuori del contesto in cui siamo immersi: non sarà troppo?

Mi spiego: l'immersione tecno accade nella spesso totale assenza di riflessione sul significato, valore o disvalore umano.

Il tempo, qualunque cosa sia e pur ammettendo che qualcosa sia, appare incontrovertibilmente limitato: l'indefinito aumento di potenzialità tecno, al punto in cui siamo arrivati, non si sta traducendo in spreco di tempo, cioè di una risorsa finita che in quanto tale non deve essere sprecata?

lunedì 4 maggio 2015

Scrisse domande

Accadde quando una cara amica gli disse: "Ma tu non fai mai bilanci? Come ti invidio!"
Ecco: per caso, con un sorriso, era finita la quieta calma piatta di anni passati in uno stancante riposo.

Passò qualche giorno dal fattaccio, ma nella sua mente ancora aleggiava quella parola, "bilanci... bilanci... bilanci...", ed era più un fastidio che un'idea o un impulso.
Come un dubbio che appena formulato pare ridicolo perché troppo grande, rischioso, così quella parola inquietante gli era rimbalzata contro soffice e potente per dileguarsi quasi subito. Apparentemente. Infatti, nel dileguarsi, era rimasta ben ancorata alla sua mente: potere della contraddizione, motore degli eventi.

Quel fastidio non ne voleva sapere di rivelarsi, da sintomo a malattia con un nome ed un cognome. Nota la malattia, si può almeno sperare in una cura. Invece.
Era come un rap fatto solo della parola "bilanci" e senza musica: solo il battito di un martello sulla testa.

Che fare?

Quando i pensieri sono un vortice di nebbie, è inutile cercare di accendere la luce: ogni raggio viene riflesso e non si vede ad un palmo dal naso.

No, bisogna invece spegnere la luce: fare silenzio e... scrivere.

Il primo passo, in quanto primo, fu quel poco, quasi niente, che proprio per essere "quasi" niente, irrompe nel passato, sgretola il presente e dà vita alla volontà: fu una lista di domande, scritte all'antica, su un foglio di carta con una penna a sfera qualunque.

"Credo nel valore di ciò per cui fatico?"
"Ho un progetto?"
"Inno alla gioia?"

Rilesse le tre domande, si stiracchiò sulla sedia rossa e chiuse gli occhi. Sentiva tensione nei muscoli delle gambe, la lusinga e la minaccia del passato che le prova tutte per non passare.
Eppure il primo passo era fatto e non era più possibile cancellarlo: stava lì, indomito e sorridente sul foglio. Era scritto.