domenica 15 marzo 2015

Stasi tecnologica, di idee e atteggiamento "barocco"

Tim Cook orgoglioso, durante il keynote di lunedì scorso (9 marzo 2015), mostrando il nuovo MacBook tra mille sorrisi dichiara: "Quasi non si vede!"
Si tratta di una frase emblematica e problematica. 
Se è vero che la tecnologia migliore non prende spazio per sé ed è trasparente lasciando solo l'evidenza della sua utilità, è anche vero che assottigliare un notebook fino a rendere la tastiera "quasi virtuale" - per quanto ne racconta chi già l'ha provato - pare un esercizio di stile che denuncia più la povertà di idee che l'abilità pur necessaria a produrre il nuovo gioiello tecno.
Difficilmente qualche millimetro di spessore in meno del nuovo MacBook può rappresentare un valore per l'utente; probabilmente qualche etto in meno sarebbe stato molto più utile: un MacBook da mezzo chilo, per esempio, sarebbe stato concretamente di maggior valore. Probabilmente si tratta di un risultato ancora fantascientifico.
Ma la questione centrale, secondo me, è un'altra: far sparire oltre il ragionevole la fisicità dell'hardware è davvero un'evoluzione? 

Sicuramente il nuovo MacBook colpisce a livello emozionale, ma va oltre? Uno spazio molto marginale è stato dedicato alle performance del notebook ed uno spazio enorme è stato consacrato a tuonare quanto sia bello.
Vero: è bello, bellissimo.
Eppure non stiamo parlando di un oggetto ornamentale, ma di una macchina universale dalla quale ci si aspetta potenza di calcolo.
Perché le categorie coinvolte nella presentazione del nuovo MacBook sono quasi esclusivamente emozionali, quasi si trattasse di un profumo o di un prodotto di oreficeria?

Riassumiamo: l'hardware tende a sparire e ciò che resta pare concepito unicamente per emozionare.

Facciamo un passo indietro, al 2007, quando Jobs spiegò che cosa c'era di sbagliato negli smartphone dell'epoca e propose l'iPhone come soluzione di quell'errore: la tastiera fisica. Il punto di partenza era allora concreto: prendeva le mosse da una funzione.
Certo: il primo iPhone era anche bello, ma produrre un oggetto bello, allora, non era considerabile come innovazione.
Non mi si fraintenda: c'è sicuramente innovazione nei processi produttivi e nella componentistica del nuovo sottilissimo MacBook. 
Eppure non c'è innovazione nelle funzioni, non si è individuato un errore o una mancanza a cui si pone rimedio con una soluzione geniale.

Dovremmo quindi pensare che la tecnologia ha raggiunto una sorta di perfezione che può essere al più limata ulteriormente, ma non cambiata dal profondo in meglio?
Trovo più ragionevole pensare che ancora una volta al keynote di lunedì scorso sia mancato quel accadde nel 2007: individuare una esigenza rispetto alla quale le soluzioni attualmente disponibili siano almeno in qualche misura sbagliate.
Oppure effettivamente il modo in cui l'uomo si rapporta alle tecnologie ha raggiunto uno stato di equilibrio...

Ritornando all'iniziale sorriso di Tim Cook sulla difficoltà di vedere il nuovo MacBook tanto è sottile: si tratta di un atteggiamento "barocco".