Memoria e spontaneità
Ho iniziato a scrivere in questo blog le recensioni dei libri che leggo con un fine preciso: alimentare la memoria delle mie letture.La forma dei miei brevi scritti non è stata pianificata: ho finora scritto spontaneamente.
Ora, però, sento il bisogno di dedicare qualche minuto a riflettere su ciò che la spontaneità sta producendo; perché è evidente che non sto scrivendo recensioni, ma sensazioni.
Sensazioni
Scrivere recensioni che hanno come forma e contenuto le sensazioni che i romanzi hanno evocato in me ha due facce.
Scrittura che evoca, proietta |
Ma è anche un atto di presunzione, perché suppone che la mia personale e discutibile opinione possa avere un qualche interesse.
Valore
Perché, dunque, le mie sensazioni dovrebbero avere valore?
Rispondo illustrando brevemente che cosa distingue una recensione, propriamente detta, dalle mie sensazioni, auspicando che proprio in questa differenza si possa trovare del valore.
A cronaca e giudizio sostituisco l'evocazione: l'esperienza del libro
Una recensione in genere ha due componenti: una oggettiva, cioè la presentazione dell'autore e della trama, ed una soggettiva, cioè un giudizio, espresso a parole o con stellette di varia foggia.
I miei brevi scritti sono, al contrario, privi di oggettività e sostituiscono il giudizio con l'evocazione.
In entrambi i casi abbiamo una descrizione, ma l'approccio evocativo che sto perseguendo avvicina al romanzo tramite il racconto della sua esperienza, tralasciando ogni pretesa di oggettività e giudizio.
Ecco la differenza. Ed il possibile valore.
In entrambi i casi abbiamo una descrizione, ma l'approccio evocativo che sto perseguendo avvicina al romanzo tramite il racconto della sua esperienza, tralasciando ogni pretesa di oggettività e giudizio.
Ecco la differenza. Ed il possibile valore.
Conclusione
Credo sia vano scrivere per giudicare e meramente ricapitolare altri scritti: voglio usare la scrittura per evocare l'eterno che c'è in ogni racconto che leggo.