lunedì 13 luglio 2015

"L'elefante scomparso e altri racconti", di Murakami Haruki

"Quand'è stata la prima volta che ho incontrato un cinese?" Così s'inizia il primo racconto, con una domanda il cui senso è evidentemente nullo, ma da cui prende vita una storia.

Murakami Haruki narratore è il primo ad evidenziare e stupirsi dei non sensi che danno vita agli eventi che racconta; ed è anche il primo ad arrendersi all'impossibilità di darne una soluzione che ci riconcili con l'esperienza di tutti i giorni.
"L'elefante scomparso e altri racconti",  di Murakami Haruki
"L'elefante scomparso e altri racconti",
di Murakami Haruki

Pensiamo al racconto che dà il titolo al libro, "L'elefante scomparso": vi si tratta di un evento raro, se non impossibile, per cui viene proposta una spiegazione inverosimile, a detta dello stesso personaggio nei cui pensieri prende forma.

Come appare evidente dalle poche frasi che ho scritto finora, raccontare Murakami Haruki è di fatto una mala azione, dal momento che non si riesce, se non aggiungendovi ciò che probabilmente non c'è, a restituirne l'atmosfera.

Un'atmosfera sospesa, a metà tra il puro pensiero ed il sesso, in cui il silenzio è materia. I personaggi si muovono attraverso vicende che sono spesso solitudini di coppia, in un incedere del tempo che pare ondivago, né lineare né circolare.

Inoltrarsi nei diciassette racconti che compongono il libro significa affacciarsi sull'intera opera di Murakami Haruki, come se fosse vista dall'alto, a volo d'uccello.

E pur da quell'altitudine, perdendo cioè molti dei dettagli che si trovano nei numerosi romanzi, rimaniamo avvolti nella medesima affascinante atmosfera ai confini del nulla, in cui ritroviamo spesso una parte di noi che avevamo smarrito.