domenica 19 luglio 2015

"Colomba", di Dacia Maraini - Prima parte

"Colomba", di Dacia Maraini, è il primo libro, che leggo da un anno a questa parte, il cui respiro ampio richiede di dilazionare il racconto delle sensazioni che suscita.

Accade cioè che questo romanzo, nel narrare una storia particolare, vada oltre la storia stessa narrata e faccia un balzo nell'universale. Attraverso la sparizione.

"Colomba", di Dacia Maraini
"Colomba", di Dacia Maraini
"In foresta si è soli ma mai veramente soli, dice un poeta giapponese, c'è ovunque un occhio che spia": la foresta come stare fuori e simultaneamente come luogo dell'incontro con il mistero tratteggia la struttura di "Colomba".

I personaggi attraversano la storia d'Italia, a cominciare dagli ultimi anni dell'Ottocento e nelle loro vite, così determinate geograficamente e culturalmente, si specchiano le vicende di milioni di persone, che non sono solo un gran numero, ma incarnano l'anima di un popolo. Ecco il balzo nell'universale.

La foresta è una sorta di matrice del mondo, perché nel misterioso star fuori che è la foresta troviamo un potente motore della vita: la mancanza. Il mistero è mancanza di spiegazione, la consapevolezza di ciò che abbiamo perso, che è sparito da sempre e la cui sparizione si manifesta imprevista e destabilizzante.

La sparizione di Colomba dà l'avvio alla narrazione: da questa improvvisa misteriosa mancanza esplode come un fuoco d'artificio in mille rivoli il racconto della famiglia da cui Colomba ha origine, un intreccio di destini che "Impastano il pane del tempo".

Chiudo la prima parte dei miei pensieri su "Colomba" dandovi appuntamento al seguito che ne verrà e citando la poesia con cui Dacia Maraini con un tratto disegna l'instabile infida affascinante bellezza della gioventù: "La primavera stessa sembra illuminargli il viso".

"Colomba", di Dacia Maraini - Seconda parte