domenica 29 novembre 2015

I tre tipi di uomo nel pensiero greco ed il suo fine.


Casualmente youtube mi ha proposto di vedere il video con cui si apre il presente post: "una favola di verità" su cui val la pena di soffermarsi per qualche minuto almeno. Poi chissà.

Si tratta di cogliere un messaggio, che la quotidianità offusca e di cui troppo spesso solo la tragedia sa imporre la necessità: noi tutti siamo espressione di una tensione esistenziale.

Non siamo l'arco, non siamo la freccia: siamo la tensione che si accumula nell'arco e scaglia la freccia lontano verso un bersaglio che è l'espressione ultima di quella tensione.

Per completezza solo due parole su ciò che l'arco e la freccia sono: l'orizzonte della tensione, il suo apparire.

Concentriamoci ora unicamente sulla tensione, che è tendenza a flettere e lacerare: siamo la trasformazione che distrugge per creare, non come fine ma come sostanza che ci costituisce.

Dal pensiero greco a noi uomini moderni il messaggio transita nella sua cristallina semplicità, distaccato dai condizionamenti storici: siamo tensione che contiene il bersaglio verso cui la freccia, il nostro apparire, vola.

In quel senso siamo l'inizio e la fine: non movimento né trasformazione, siamo lo sguardo sull'essere. La contemplazione è il nostro fine.