domenica 29 novembre 2015

Come postilla...



Come postilla al mio post precedente sul fine dell'uomo, aggiungo l'ultimo movimento del Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Johannes Brahms.

Nel movimento conclusivo di quel concerto risuona il concetto di uomo come tensione e contemplazione, quasi fosse l'una l'eco dell'altra.

Il dialogo tra pianoforte e orchestra ha un ritmo pensoso, lacerato a tratti da sovrapposizioni che tendono a flettere, come a meglio definire, scolpendola, la melodia d'insieme.

Il pianoforte è l'arco, l'orchestra la freccia: l'aria che vibra di suoni lo sguardo sull'essere che è l'uomo.

Nel concludersi, a somigliante di eterno, archi e fiati ripropongono, mimandolo, il dialogo, un farsi altro dell'originario discorso: la flessione del flettersi tra pianoforte e orchestra. Là dove cade il velo del tempo: ed è gioia.