domenica 7 giugno 2015

Stare in coda, racconto di un'attesa

La coda: inevitabile strumento di risoluzione delle priorità. 

La coda è spesso vissuta come fastidio, se non in rari casi, quando l'attesa in coda è parte del piacere promesso al termine della coda stessa. Ed è in questo senso che la coda è una bellissima metafora di ogni racconto, in cui personaggi ed eventi sfilano ordinatamente uno dopo l'altro, ciascuno pazientemente aspettando il proprio turno.

D'altra parte quando iniziamo a leggere la prima pagina di un libro oppure vediamo il primo minuto di un film, non è forse vero che ci stiamo mettendo in coda per assistere agli eventi che, nell'ordine deciso dall'autore, ci verranno via via mostrati sino al termine di quel racconto?

Ed è anche vero che la coda è il ritmo del racconto: troppo corta o troppo lunga rovina la narrazione, deve essere "giusta", in armonia con ciò di cui è la cornice temporale. 

La coda per acquistare il biglietto di entrata in un museo, come nella foto che illustra il post, può non suscitare i pensieri di cui sto scrivendo, ma a pensarci con sguardo distaccato cos'altro è se non un mettere in relazione ordinata le persone in fila? E le persone in fila sono ciascuna uno scrigno di storie, tante storie che si trovano così vicine nello spazio che, se potessero dialogare, darebbero origine a romanzi sorprendenti.